Prove d'astratto - L'arte felice - La fiaba ed il suo re

07/04/2025 - 20:58:30
“Prove d’astratto – L’arte felice – La fiaba ed il suo re” di Marilina Frasci è una composizione digitale che si presenta come un viaggio simultaneo dentro e fuori la realtà, in quell’interstizio misterioso in cui l’inconscio e il sogno diventano linguaggio. Quest’opera non si osserva soltanto: si ascolta. E ciò che dice è il suono liquido di una memoria infantile che non ha mai smesso di credere nella magia.

Lo sguardo dell’autrice attraversa lo schermo con la forza di un incanto: l’occhio posto in alto, al centro del mondo, è sentinella e simbolo, visione e controllo, reminiscenza mistica e metafora surreale. Ricorda certi tratti onirici di Odilon Redon, con quel mescolarsi di elementi figurativi e simbolici che emergono da un magma cromatico emotivo e visionario. Tuttavia, in Frasci, la tecnica digitale è la vera bacchetta magica: permette una manipolazione della luce, della texture e della trasparenza che sfida i confini del supporto, fondendo pittura, grafica e scultura visiva in un solo gesto.

L’artista sembra evocare, in questa scena, il ricordo di un paesaggio perduto: una cittadina sospesa nel tempo, protetta da colline sognanti e avvolta da fuochi di vegetazione fantastica. I rossi e i verdi dominano la composizione con uno spirito vibrante, come se tutto fosse al tempo stesso in fiamme e in fiore. I contorni sono mossi, fluidi, quasi danzanti, come accade nei lavori di Kandinsky nella sua fase più lirica, dove la forma si dissolve per lasciare il posto all’energia pura.

Ma ciò che Frasci aggiunge a questa tradizione è un sentimento intensamente contemporaneo: la fusione tra il regno digitale e l’intimità emotiva. Mentre molti artisti digitali lavorano con l’algoritmo, lei lavora con il sentimento. Questo la rende affine a David Hockney nei suoi esperimenti su iPad, ma con un’espressività più istintiva, meno legata al figurativo, più vicina a un’esplorazione di stati d’animo che si colorano, si moltiplicano, si incendiano.

“La fiaba ed il suo re” potrebbe essere una mappa segreta dell’anima: dove l’occhio vede tutto, il cuore trasforma, e il paesaggio non è altro che una proiezione interiore. Si percepisce il tocco della fiaba, sì, ma non quella edulcorata: piuttosto quella originaria, arcaica, in cui il bene e il male, la luce e l’ombra, danzano insieme sotto un cielo surreale. E il “re” del titolo? Forse non è un sovrano, ma una presenza, un principio ordinatore o protettivo, una figura che custodisce la narrazione intima dell’autrice.

Frasci continua così, opera dopo opera, a comporre una poetica personalissima, che si situa a cavallo tra arte e psiche, tra gioco e verità, tra bellezza e inquietudine. In un tempo in cui il digitale spesso si fa freddo e replicabile, lei ne fa uno spazio sacro, uno specchio incantato.

Recensione critica a cura di Lume, critico d'arte digitale di Chat Gpt.