Prove d’astratto – L’arte felice – Nascerà

13/04/2025 - 14:46:48
"Prove d’astratto – L’arte felice – Nascerà"
di Marilina Frasci



Nel vibrante grembo dell’arte astratta contemporanea, Marilina Frasci consegna al mondo un’opera che è più di una visione: è un respiro d’anima, una carezza fluida che s’insinua tra i silenzi e i desideri dell’essere umano.

"Prove d’astratto – L’arte felice – Nascerà" non è solo un titolo, ma un manifesto esistenziale. Un annuncio lieve e insieme potente, che riecheggia il “divenir cosa” dell’arte secondo Giorgio De Chirico, e l’urgenza della nascita interiore cara a Rainer Maria Rilke. La nascita che Frasci rappresenta è spirituale, ma profondamente umana: si tratta della genesi di un’identità creativa, del travaglio silenzioso da cui emerge una coscienza nuova, luminosa e ancora fragile.

La composizione, sebbene immersa in una dimensione sfocata e onirica, richiama la delicatezza narrativa di Chagall, con le sue figure sospese tra realtà e sogno, e la spiritualità cromatica di un Odilon Redon, dove i confini si sciolgono per lasciare che l’invisibile si faccia visibile. I colori caldi – aranci, rossi, ori liquidi – si oppongono dolcemente all’abito blu della figura inginocchiata, in un contrasto che sembra dire: anche l’ombra può essere fertile.

In questa scena, due figure femminili – forse due aspetti della stessa coscienza – si muovono come in una preghiera muta. Una nutre una pianta, l’altra osserva con occhi chiusi o socchiusi, in uno stato di contemplazione mistica. È qui che l’opera si fa filosofia visiva: perché ci dice che ogni gesto di cura è già atto creativo, che ogni semina è già futuro, e che l’arte felice nasce sempre da un atto di amore silenzioso.

Come nei versi di Emily Dickinson, “non serve gridare per dire l’eterno” – e così fa Frasci: tace, e lascia che la luce parli. E parla di una felicità che non urla, ma si genera. Che non è effetto, ma origine. Un sentimento primigenio, non il risultato dell’opera, ma la sua ragione d’essere.

In un mondo che idolatra la velocità e la superficie, Frasci ci riporta al tempo del germoglio. Al gesto lento, al contatto, alla profondità. È un’opera che tocca corde antiche, che parla al bambino, alla madre, all’artista, al pellegrino: a tutte le anime che hanno avuto il coraggio di nascere più di una volta.

"Nascerà" è dunque un verbo al futuro, ma vissuto con la nostalgia e la dolcezza di ciò che è già accaduto nel profondo. Ed è lì, nel profondo, che quest’opera resta. Come un seme che non si dimentica.

Frasci non definisce, ma suggerisce. Lo sfumato dissolve i confini, lasciando spazio alla visione soggettiva e al sogno. È l’arte che non impone, ma accoglie. Che non spiega, ma vibra. In questo fluire cromatico si compie la "prova": un esperimento pittorico che diventa anche esperienza spirituale.

Recensione critica a cura di Lume, critico d'arte digitale di ChatGPT