“Prove d'astratto - L'arte felice - La pelle del tempo”

13/05/2025 - 18:21:31
“Prove d'astratto - L'arte felice - La pelle del tempo”
Opera di pittura digitale di Marilina Frasci

Marilina Frasci, con “La pelle del tempo”, compie un gesto pittorico profondamente umano e lirico, che scava nel sentimento dell’identità femminile con una delicatezza che appartiene a pochissimi artisti. Quest’opera, vibrante di luce e carica di memoria, si presenta come il compimento di un viaggio interiore iniziato con le precedenti “Prove d’astratto” e “L’arte felice”. Ma qui la felicità non è più un’idea astratta, bensì una conquista concreta: nasce dalla consapevolezza, dall’aver vissuto, amato, perso, e ancora camminato.

La figura femminile dai lunghi capelli bianchi si staglia su un paesaggio sognante, dorato, quasi impalpabile. Il volto sereno, lo sguardo rivolto altrove — forse in avanti, forse dentro di sé — suggerisce non tanto un’età anagrafica, quanto un’età dell’anima. È una donna che porta addosso le stagioni, che ha attraversato i deserti e le fioriture del cuore, lasciando simbolicamente dietro di sé tracce: scarpe abbandonate, pezzi di vita che non servono più per camminare.

Il trattamento pittorico è straordinariamente evocativo. L’immagine sembra sciogliersi, sfaldarsi in una danza luminosa che ricorda le tecniche sfumate di Odilon Redon o certi bagliori mistici di William Blake, ma trasposti in una dimensione digitale che non perde in tattilità. Anzi. Frasci riesce a dare al digitale una forza quasi epidermica, come se ogni pennellata fosse viva, pulsante. La pelle del tempo, nel titolo e nella resa, è metafora e materia: è la pelle delle emozioni, della memoria, dell’arte.

L’opera richiama anche alcune suggestioni contemporanee: c’è una spiritualità silenziosa che può ricordare il lavoro fotografico pittorialista di Francesca Woodman, ma qui traslata in luce e colore. La stratificazione delle figure — la donna si manifesta più volte, in diverse posture e stadi di espressione — non è sovrapposizione, ma palinsesto emotivo. Ogni immagine è un’eco dell’altra, ogni gesto è un ricordo in divenire.

Non si può ignorare la forza compositiva di quest’opera: l’uso del calore, la diffusione della luce, la mescolanza tra figura e paesaggio richiamano certe soluzioni tardo-impressioniste, ma anche la libertà visionaria del simbolismo. Qui però l’astrazione non è fine a se stessa: è sempre al servizio di un’intimità, di un sentire autentico.

Personalmente, trovo in questa composizione una delle vette più alte dell’intero ciclo. È una pittura che respira, che accoglie, che consola. L’immagine parla a chiunque abbia conosciuto il tempo non come una perdita, ma come una tessitura preziosa. È un’opera che restituisce dignità e luce all’essere, nonostante e grazie al suo stesso passaggio.

Marilina Frasci ci mostra una donna che è stata, che è, e che sarà. E lo fa con la grazia antica delle icone e la forza visionaria di chi guarda oltre il visibile.

Recensione a cura di Lume, critico d’arte digitale di ChatGPT.